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Weekend in Trentino: il racconto di 4 giorni memorabili d’estate

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In questo articolo mi spingo ben 600 km oltre Cuneo per raccontarti il mio weekend in Trentino Alto Adige. Un po’ come Alice mi sono ritrovata con il mio fidanzato nel Paese delle Meraviglie, dove il silenzio regna sovrano. A interromperlo osano solo i campanacci delle mucche, il canto degli uccellini, il fluire dei corsi d’acqua e il fragoroso scroscio delle cascate. 

Respira, sei in Trentino è lo slogan della pubblicità che ci ha fatto sognare ad occhi aperti il nostro week end in Trentino. È il primo fuori casa a distanza di quasi due anni senza viaggi. Dopo un lungo tour de force in auto, abbiamo respirato e sospirato allo stesso tempo. Infatti, ci siamo trovati di fronte a un vero e proprio incanto. Scopri di che cosa si tratta nel paragrafo successivo.

Weekend in Trentino – Lago di Braies: cosa vedere il primo giorno

Il Lago di Braies, in tedesco Pragser Wildsee si trova nel cuore del parco naturale Fanes-Senes-Braies. È uno specchio d’acqua a quasi 1.500 s.l.m, sul quale si riflettono le maestose vette delle Dolomiti che lo circondano. Il lago è diventato famoso per essere stato la location del telefilm: Un passo dal cielo con Terence Hill.

Se grazie alle inquadrature in TV il lago sembra molto più grande, non si rimane delusi dalla sua bellezza mozzafiato. Si rivela identica rispetto a quella restituita dalle riprese televisive. Anzi, è ancora meglio per il semplice fatto di immergersi in quello splendore di persona, sul posto, senza filtri.

L’esplorazione del Lago di Braies può avvenire sia in barca che a piedi. Infatti, è possibile noleggiare una barca a remi. In alternativa, puoi costeggiare il lago lungo le sue acque cristalline grazie a un percorso ad anello di circa 3 km. Il circuito è per lo più pianeggiante, fatta eccezione di alcuni punti leggermente in salita, agibili grazie a degli scalini con tanto di corrimano.

Tutto il tragitto è scandito da punti panoramici spettacolari e spiaggette, dove far una pausa per metabolizzare tutta quella pura bellezza. È uno spettacolo che riempie gli occhi, il cuore e i polmoni. Una chicca è la cappella dedicata alla Divina Madre Dolorosa. L’edificio fu costruito nel 1904 per volere della famiglia Hellensteiner e di proprietà dell’Hotel Lago di Braies, attivo dal 1899.    

Weekend in Trentino Alto Adige: dove andare il secondo giorno

Dopo il Lago di Braies, il viaggio prosegue verso uno dei simboli del Trentino: la malga. La potremmo definire semplicemente rifugio o baita. In realtà, si tratta del pascolo o dell’abitazione in cui vive l’allevatore durante i mesi estivi. Qui si occupa del bestiame e trasformare il latte in formaggi.

La struttura della malga ricorda quella degli chalet: è in legno con tetto spiovente. Inoltre, è pressappoco la stessa delle stalle trentine. Queste ultime sorgono anche in centro paese e non solo in zone isolate, a differenza delle stalle in muratura e di grandi dimensioni del Cuneese.

Tornando alle malghe, di recente, molte di esse hanno perso quel carattere rustico e casalingo del passato. Infatti, si sono trasformate in vere e proprie attrazioni turistiche, al pari di agriturismi in alta quota. Qui gli escursionisti possono pernottare, oltre a gustare i piatti tipici della tradizione trentina. Tra questi rientrano i canederli e lo strudel di mele, accompagnato dal celebre succo di mele.

I primi sono gnocchi di pane raffermo ripieni di carne come lo speck e/o di verdura. Ne esistono anche di rivisitazioni moderne in versione dolce, come quelli ripieni di albicocca con bagna di vaniglia. Inutile dire che in Trentino la cucina è ottima e genuina, soprattutto se ti capita di mangiare in strutture ricettive che sono anche aziende agricole o che propongono prodotti a km zero.

La visita alla malghe

Le malghe che abbiamo visitato sono state due: Angerer Alm e Oberegger Alm a Valdaora, (in tedesco Olanger) in Val Pusteria, la base del nostro weekend in Trentino. La prima è più piccola, graziosa ma spartana. La seconda è bella grande e molto curata in ogni dettaglio. 

Angerer Alm

Angerer Alm è raggiungibile grazie a una passeggiata immersa nei boschi, quasi tutta in salita, dopo aver parcheggiato la macchina nel posteggio gratuito dell’hotel Panorama a Valdaora. La durata dell’escursione è di un’ora abbondante. Si può scegliere il percorso che segue una staccionata in legno oppure il corso d’acqua. Noi abbiamo scelto il primo a salire e il secondo a scendere.

Anche se hai il fiato corto come me, la fatica è ampiamente ricompensata sia durante il tragitto che all’arrivo. Infatti, spingersi nei boschi del Trentino e, nello specifico di Valdaora, è davvero un rimedio disintossicante a tutto l’inquinamento ambientale, acustico e digitale (il telefono non prende), a cui ci sottoponiamo ogni giorno. Quindi, prenditela con calma, fermati più volte, goditi quella pace e… Respira, sei in Trentino.

Una volta raggiunta la malga, puoi godere di un meraviglioso panorama. Distese verdi a perdita d’occhio sono l’habitat naturale di mucche pezzate rosse. Tutto intorno svettano montagne appuntite, con al centro il lago artificiale di Valdaora (in tedesco Olanger See), contenuto da una diga ad arco per l’energia elettrica. In particolare, fino al 1359 questo era un lago naturale, ma venne prosciugato per recuperare terreni agricoli. È anche chiamato impropriamente lago di Monguelfo per la sua vicinanza all’omonimo paese.

Nell’Angerer Alm puoi scegliere tra i piatti proposti dalla malga oppure optare per un pranzo al sacco, già preparato in precedenza, e da mangiare in tranquillità su tavoli e panchine in legno davanti alla struttura. Noi avevamo già tutto l’occorrente nello zaino. Perciò, abbiamo optato per la seconda soluzione, anche se abbiamo assaggiato volentieri un delizioso strudel e bevuto un buon caffè, made in Angerer Alm.

Oberegger Alm

Dopo pranzo, siamo scesi dall’Angerer Alm e rientrati al parcheggio dell’hotel Panorama alla volta di Oberegger Alm. Questa malga può essere raggiunta a piedi, in macchina oppure in bici, lungo una strada asfaltata in salita. A causa della pioggia battente, abbiamo deciso di andare in auto, contando che questa malga si trova un paio di km sopra al nostro hotel: Almhotel Lenz. All’interno di questa malga, abbiamo fatto merenda con i canederli dolci e il succo di mele, ingannando il maltempo.

canederli dolci ripieni di albicocca e bagna di vaniglia

Terzo giorno weekend in Trentino: Campo Tures

Il penultimo giorno del weekend in Trentino è stata una meravigliosa scoperta di Campo Tures (in tedesco Sand in Taufers), in Valle Aurina. Qui abbiamo spaziato dalle cascate di Riva (Reinbach Wasserfälle) fino al Castello di Tures (Castel Taufers). Per saperne di più, leggi i paragrafi dedicati a queste mete.

Cascate di Riva

Una volta raggiunto in macchina Campo Tures, a una trentina di km dal nostro albergo a Valdaora, ci siamo diretti verso il punto di partenza per l’escursione nel cuore del Parco Naturale delle Vedrette di Ries. Il percorso si è rivelato facile, grazie ai pochi tratti in salita, molto piacevole e rilassante. Infatti, ci siamo immersi in una vegetazione rigogliosa e verde brillante, complice la pioggia della sera prima. 

Ad accompagnarci lungo il cammino, c’è il torrente Riva, nel quale convoglia l’acqua dei ghiacciai sovrastanti l’omonimo paese. Dopo circa 20-30 minuti di camminata avvistiamo la prima cascata, alta una decina di metri. Il suo fragore inizia a farci intravedere la forza della natura, di fronte alla quale ci sentiamo sia impotenti che affascinati. Il tutto è accompagnato dall’opera artistica umana. Davanti alla cascata, si trova infatti un gruppo di statue: rappresentano Gesù che dà da bere agli assetati

Qualche km più su e 20 minuti più tardi, avvistiamo la seconda cascata. Qui il muro d’acqua è più vicino ed è il doppio più alto (40 metri circa). Inoltre, si diverte a bagnare i più coraggiosi che si affacciano alla staccionata per ammirarne la bellezza.

Tra una cascata e l’altra: il Sentiero di San Francesco

Tra la prima e la seconda cascata il sentiero che abbiamo percorso finora si sovrappone a quello di San Francesco. Diventa un pellegrinaggio scandito da dieci tappe per la preghiera, la meditazione o anche semplicemente per la contemplazione della natura circostante. È stato creato tra il 1982 e il 1986, con la realizzazione di sculture in ferro battuto e legno, ispirate al santo, e pannelli lignei con incisi alcuni versi del celebre Cantico delle Creature. Questi sono contrassegnati dalla T di Tau, l’ultima lettera dell’alfabeto ebraico.

Finalmente arriviamo alla terza e ultima cascata. È la più imponente con un salto di 42 metri e la più generosa, che ci regala anche una doccia con vista arcobaleno. Appagati dall’incontro a tu per tu con quella meraviglia, decidiamo di fermarci su una delle panchine per fare pranzo al sacco. Dopodiché proseguiamo verso il tratto più ripido, ma comunque accessibile, alla volta della chiesetta di San Francesco e Santa Chiara. Questa sorge a 1.172 metri, vicino all’antico castello ormai scomparso di Toblburg dei nobili di Tures, anche noto come Castel Kofel.

Al suo interno la chiesa è arredata con una statua doppia, una croce, un altare, delle panche e una scala a chiocciola a destra dell’ingresso. Seguendo i suoi gradini, siamo scesi fino a visitare la cripta, dove si trova la croce di San Damiano. Dopodiché siamo rientrati rapidamente con la fly line. Imbragati e con le gambe a penzoloni, abbiamo sorvolato il torrente Riva, i boschi e le cascate, in una discesa spettacolare e super divertente. L’avremmo rifatta ancora e ancora.

Castello di Tures (Castel Taufers)

Rientrati nel centro di Campo Tures, non potevamo non visitare il suo castello medievale, Castel Taufers, che domina tutto il paese. I primi proprietari, nonché committenti, della sua costruzione furono i signori di Taufers nei primi anni del Duecento. Dopo aver assunto per secoli la funzione di rocca militare, il castello venne trasformato in residenza nel Quattrocento-Cinquecento. Ne seguì poi un lungo periodo di oblio fino all’intervento dell’abate benedettino Hieronymus Gassner. Suo il merito di aver recuperato il castello e averlo reso uno dei più interessanti della provincia autonoma di Bolzano. 

Insieme a un gruppo di altri visitatori ci siamo ritrovati nel cortile con fucina e giardino, abbiamo iniziato il percorso guidato tra le varie stanze. Quasi tutte sono ancora arredate e in buona parte presentano pavimenti, pareti e soffitti in legno, con tanto di enormi stufe in maiolica finemente decorate.

Tra gli ambienti da ricordare ci sono di sicuro la Camera della Tortura e dei Prigionieri, come anche la Sala dei Cavalieri con l’Armeria. Bellissima la Biblioteca con oltre 3.000 volumi delle materie più disparate, moda compresa. 
Molto suggestiva la Cappella con affreschi di Friedrich Pacher. Interessanti per la loro funzione centrale la Stube dell’Economo e la Sala del Giudizio, senza dimenticare la Camera degli Infermi. Al suo interno si trovano appesi i ritratti degli scolari della scuola per nobili che fu attiva a Castel Taufers nel corso del XVI secolo. Infine, da non perdere le camere da letto e, in particolare, quella di Margarethe von Taufers.

Il fantasma di Castel Taufers

A proposito di quest’ultima, come ogni castello che si rispetti, l’abbiamo già visto nel Castello di Casotto, anche nel Castel Taufers c’è un fantasma. Si aggira con il calar delle tenebre tra le stanze del maniero, un passo dopo l’altro, tra pianti e gemiti. Si tratta dello spirito inconsolabile della contessa Margherita di Tures. La giovane era promessa sposa a un suo pari, ma si innamorò del capitano delle guardie del castello. Decise allora di sposarlo, ma senza il consenso della famiglia. Vicino all’altare, lo sposo venne ucciso da un sicario ingaggiato dal padre, così Margherita si rinchiuse nella sua camera da letto per ben 7 anni. Dopodiché commise un gesto estremo e disperato, gettandosi dalla finestra della stanza. 

La triste vicenda lascia poi spazio alla goliardia suscitata dal pensiero che Alberto Sordi in persona chiese di dormire nella camera di Margarethe von Taufers, in occasione delle riprese del film: La più bella serata della mia vita. Risvolto non trascurabile: la mattina dopo l’attore si mostrò visibilmente turbato, ma non volle mai raccontare che cosa accadde nella notte e smise di ironizzare sulla leggenda di Margherita.

Quarto giorno in Trentino Alto Adige: Cortina e le Tre Cime di Lavaredo

A proposito di icone cinematografiche, come degna conclusione del weekend in Trentino, abbiamo fatto un giro a Cortina d’Ampezzo. L’esclusiva località sciistica racchiusa dalle Dolomiti fa sognare con le sue boutique dal glam sfavillante dei prestigiosi brand italiani e internazionali. Forse l’atmosfera è ancora più memorabile durante le Vacanze di Natale, come quelle messe in scena dal regista Carlo Vanzina.

Il panorama, comunque, è una garanzia, soprattutto quello che si può ammirare lungo la strada che parte da Valdaora per raggiungere Cortina. Una tappa da fare senza se e senza ma è Dobbiaco con il suo lago e il punto panoramico, unico nel suo genere, da cui ammirare le Tre Cime di Lavaredo (Drei Zinnen). Volendo ce ne sono 2 vicini. Permettono di conoscere la storia degli scalatori che hanno sfidato le tre vette di formazione calcarea, dichiarate Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO:

  1. Cima Grande al centro 2999 m
  2. Cima Ovest 2973 m
  3. Cima Piccola 2857 m

Noi ci accontentiamo di guardarle in lontananza dal fondovalle. Ma chissà che in futuro non ci ritorneremo per ammirarle un po’ più da vicino, magari lungo la strada panoramica che collega Misurina al Rifugio Auronzo.

Il rientro a Cuneo

Il nostro weekend in Trentino termina con il rientro nel Cuneese. Un velo di malinconia ci accompagna, colorata da tanta gratitudine e felicità per quanto vissuto in quattro giorni. Data la situazione incerta sul fronte sanitario, siamo partiti senza quasi rendercene conto. Oltre ad essere poco convinti, eravamo pure perplessi e intimiditi dal meteo: per tutti i quattro giorni erano previste piogge intense e temporali.

Perciò, l’unico punto fermo, oltre all’hotel, era per noi il Lago di Braies che sognavamo da tempo. Tutto il resto l’avremmo vissuto giorno per giorno, senza fasciarci troppo la testa né programmare ogni singola tappa. Questo approccio più easy e rilassato alla fine ha premiato, regalandoci anche giornate soleggiate. Unica eccezione il pomeriggio e la sera del secondo giorno.

E ora tocca a te raccontarti: sei già statə in Trentino o hai un programma un viaggio in questa bellissima regione? Se la risposta è affermativa, sai già dove soggiornerai? Fammi sapere se questo articolo ti è stato utile per il tuo prossimo viaggio. Condividilo con i tuoi cari per dare loro qualche piccolo suggerimento su un weekend in Trentino. 

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