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Frida Kahlo: la storia dell’artista attraverso gli scatti di Nickolas Muray a Stupinigi, l’esperienza immersiva a Mondovicino, la mostra fotografica al MIDA e al muBATT a Ceresole d’Alba

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In un periodo storico così violento e travagliato, la parola pace è la più ricorrente e agognata: rimbalza da una parte all’altra del mondo, Europa compresa. In tedesco questo termine si traduce con Frieden, da cui deriva il nome di una delle più grandi artiste contemporanee: Frida Kahlo. A dispetto del suo nome, la pittrice messicana ebbe un’esistenza a dir poco turbolenta sotto tutti i punti di vista, combattuta giorno dopo giorno come una vera e propria battaglia per la vita, l’amore e la libertà.

Chi riuscì a catturare con grande intensità l’essenza di Frida come persona prima ancora che come artista fu Nickolas Muray, fotografo ungherese naturalizzato statunitense. Il suo obiettivo fotografico ci restituisce un patrimonio di scatti inediti, intimi ed emozionanti, sia a colori che in bianco e nero, protagonisti della mostra: Frida Kahlo – Through the Lens of Nickolas Muray.

L’evento è promosso da Next Exhibition e ONO arte, organizzato dall’archivio Nickolas Murray attraverso Guest Curator Traveling Exhibition LLC. A rendere ancora più speciale la mostra, unica nel suo genere grazie al debutto in Europa, entra in gioco una location d’eccezione. Si tratta della Palazzina di Caccia di Stupinigi, residenza sabauda ad una decina di chilometri da Torino e a un’oretta di macchina da Cuneo.

Ancora più vicino a casa (a meno di 30 km da Cuneo) ho poi anche partecipato a un’esperienza immersiva e multimediale, sempre dedicata a Frida Kahlo, presso Mondovicino Outlet Village. È la prima volta di un evento di questo tipo all’interno di un centro commerciale. Te ne parlerò brevemente prima delle conclusioni di questo articolo, quindi leggilo fino alla fine!

Frida Kahlo Stupinigi: una mostra di foto e di molto altro ancora

La mostra Frida Kahlo – Through the Lens of Nickolas Muray è un viaggio nella vita privata e professionale dell’artista messicana, scandito da 60 fotografie. Queste furono scattate da Nickolas Muray in periodi e luoghi diversi che potremmo così riassumere:

  • 1937 Tizapan (Messico)
  • 1938-1939, Cayoacan e studio di Muray a New York
  • 1941 e 1948 Pedegral de San Angel e Coyoacan (Messico)
  • 1946, sul tetto di un edificio di New York

Ad impreziosire il percorso tracciato dalla mostra, ci sono numerosi oggetti cari a Frida Kahlo. Tra questi sono esposti le riproduzioni di gioielli particolari e vistosi, come gli orecchini a forma di mano realizzati da Pablo Picasso. Inoltre, vi sono gli abiti sgargianti, anch’essi riprodotti, che hanno reso Frida Kahlo un’icona di stile, ancora oggi inesauribile fonte di ispirazione.

Il mio omaggio a Frida Kahlo a Stupinigi

E proprio per rendere omaggio a quest’artista extraordinaria, durante la visita ho sfoggiato un look a lei ispirato. La celebre pettinatura intrecciata e i fiori sul capo, suoi elementi distintivi insieme al monociglio e ai baffetti.

In particolare, il mio stile propone fino al busto l’outfit di Frida Kahlo On White Bench, foto celeberrima scattata da Nickolas Muray nel 1939 nel suo studio a New York. Questa immagine è presente lungo il percorso sia come cartonato che come foto originale, oltre ad essere stata scelta come simbolo dell’evento.

Un altro elemento rappresentativo della mostra e della sua comunicazione non è una foto, bensì lo stampo delle labbra di Frida Kahlo, impresso grazie al rossetto rosso, su una delle tante lettere indirizzate a Nickolas Muray. Con il fotografo Frida intrattenne infatti una fitta corrispondenza epistolare, nonché un’amicizia duratura.

Il loro legame iniziò con un’intensa passione e accompagnò l’artista fino agli ultimi anni della sua vita. Ma chi era davvero Frida Kahlo? Come incontrò Nickolas Muray? E chi fu l’uomo ingombrante (non solo per la sua stazza, ma anche per la sua popolarità) con cui Muray dovette condividere l’amore per Frida? Continua a leggere l’articolo per scoprirlo!

Frida Kahlo bambina: la nascita, la famiglia e la malattia

A segnare la vita di Frida Kahlo ci furono diverse vicende drammatiche che misero a dura prova il suo fisico, senza mai scalfire la sua voglia di vivere, amare e dipingere.

Al contrario, la spinsero a riversare nell’arte tutta quella sofferenza e vitalità che l’accompagnarono fin da quando era bambina. Nacque il 6 luglio del 1907 a Coyoacan, una delegazione di Città del Messico, anche se era solita affermare di essere nata nel 1910, l’anno della rivoluzione messicana, di cui si sentiva figlia.

I suoi genitori erano un mix culturale ed etnico: sua madre, di origini spagnole, proveniva da una famiglia conservatrice e cattolica. Il padre, di origini ungheresi, era un abile fotografo industriale e di architettura moderna, tanto creativo quanto arguto. Da lui Frida ereditò l’interesse per l’arte e la genialità.

Frida infatti mostrò fin dalla tenera età di essere dotata di una grande intelligenza e di una spiccata propensione all’anticonformismo e alla ribellione. A 6 anni contrasse la poliomielite, a causa della quale una gamba si sviluppò di meno. Questa rimase sempre più sottile e fragile rispetto all’altra, tant’è che le venne amputata a 46 anni. Fu il primo episodio che la portò a sentirsi diversa dagli altri, spesso derisa ed esclusa dai suoi coetanei, motivo per il quale Frida soffriva senza però darlo a vedere. A quella malattia Frida imputava l’origine dei suoi mali, anche se pare che fin dalla nascita fosse affetta da spina bifida. In ogni qual modo, il peggio doveva ancora venire.

Frida Kahlo e il primo grave incidente nella sua vita: l’impatto con un tram

A 18 anni, il bus sul quale stava viaggiando per rincasare da scuola venne travolto e schiacciato da un tram. Frida riportò ferite e traumi molto gravi su tutto il corpo, tant’è che subito venne data per morta. Colonna vertebrale spezzata in tre punti, costole e gambe fratturate, piede destro schiacciato, spalla sinistra lussata, osso pelvico rotto e ventre perforato a causa del corrimano del bus che l’attraversò da una parte all’altra.

A seguito di questa disgrazia, Frida trascorse diversi mesi in ospedale, durante i quali subì trentadue operazioni chirurgiche. Dopodiché continuò la lunga convalescenza a casa, sempre a letto e immobile con il busto ingessato.

A memoria di queste circostanze, nella prima sala della mostra: Frida Kahlo – Through the Lens of Nickolas Muray è stata ricreata la camera di Frida. Qui si trovava il letto a baldacchino, regalatole dai suoi genitori, con lo specchio appeso al soffitto. In questo modo, Frida, costretta a guardare verso l’alto, poteva vedersi e al tempo stesso andare al di là dell’immagine riflessa nel vetro. Complice la solitudine e l’immobilità, la persona con cui trascorse più tempo e imparò a conoscere meglio fu proprio se stessa.

Dal quel momento la pittura diventò molto più di un piacevole passatempo: fu la sua ancora di salvezza. Infatti, iniziò la sua ricca produzione di autoritratti. Questi ultimi potevano sembrare naïf, in realtà si rivelarono il risultato di un profondo lavoro introspettivo su di sé e della sua fervida immaginazione. Sospesa tra il mondo reale, surreale, simbolico e metafisico, per Frida tutto era possibile.

Frida Kahlo e la rappresentazione di se stessa: gli autoritratti

Poteva trasformarsi in un cervo ferito come il suo cerbiatto Granizo, nonché animale domestico. Inoltre, poteva posare in compagnia della sua scimmia con collana di spine e colibrì. Un alter ego femminile di Cristo o una Madonna contemporanea dei regni animale e vegetale, dallo sguardo duro, fermo e impavido.

Anche sdoppiarsi diventava realtà sulla tela, così come rappresentare la sua colonna [vertebrale] spezzata a mo’ di colonna ionica rotta in più punti. Il rimando al martirio di San Sebastiano è tuttora immediato, con il corpo costretto nel corsetto, gabbia infernale e tortura quotidiana. Questo è trafitto da chiodi come il viso rigato dalle lacrime che non intaccano la sua espressione fiera e spavalda.

Frida Kahlo e il rapporto con la morte

Per quanto bizzarro e macabro, anche dormire con la morte che vegliava sopra il suo letto non era poi così tanto distante dalla realtà. In effetti, uno scheletro di carta sopra il baldacchino, Frida ce l’aveva per davvero. Lei, la morte l’aveva vista in faccia senza cedere alle sue lusinghe, sopportando dolori inenarrabili, con i quali convisse fino alla fine dei suoi giorni.

C’è da dire che il rapporto con la morte in Messico, retaggio delle civiltà precolombiane, è completamente diverso da quello di noi europei. Più che incutere paura, la morte viene vista come una rinascita da celebrare con una festa. Ti basti pensare alle coloratissime e quasi carnevalesche celebrazioni del Dia de Muertos, il Giorno dei Morti, il 2 novembre.

E Frida fu espressione vivente del folclore popolare della sua terra. Quest’ultima colorò i suoi abiti, ne impreziosì i gioielli e intrecciò la sua lunga chioma corvina di nastri, fiocchi e fiori. Ma Frida fu molto di più: patriota, nonché portavoce dei valori rivoluzionari di stampo comunista, che abbracciò con passione, convinzione e coraggio.

Frida Kahlo e il secondo grave incidente nella sua vita: Diego Rivera

Per ritornare al tragico incidente di Frida, la mostra a Stupinigi ne evoca le conseguenze fisiche. Ciò avviene attraverso le stampelle e la sedia a rotelle, vicino a un tavolo con una tela e i colori. Il tutto in uno scenario in divenire, in cui un’artista è stata chiamata a dipingere le vetrate dell’abitazione messicana di Frida. Si tratta di Casa Azul, così chiamata per il colore blu delle pareti, di cui è possibile fare un tour virtuale del giardino con i visori presenti prima del bookshop al termine della mostra: Frida Kahlo – Through The Lens of Nickolas Muray.

Come spesso dichiarava:

Ho subito due gravi incidenti nella mia vita…
Il primo è stato quando un tram mi ha travolto
e il secondo è stato Diego.

Il pittore, intellettuale e attivista Diego Rivera fu dapprima il suo mentore e poi il suo compagno di vita in una relazione altalenante culminata in due matrimoni, di cui il primo interrotto dal divorzio.

Quella di Frida e Diego fu infatti una storia d’amore costellata da un gran numero di tradimenti perpetrati dal pittore, a cui Frida rispose con amanti di ambo i sessi. Nonostante ciò, l’atteggiamento libero e di massima apertura che Frida adottò negli anni non le impedì di soffrire, soprattutto quando Diego la tradì persino con sua sorella, Cristina Kahlo. Eppure i due artisti sembravano legati da un filo indissolubile che li faceva riavvicinare ogni volta che si allontanavano.

Nemmeno il rapporto speciale che Frida strinse con il fotografo Nickolas Muray riuscì a spezzare il legame tra l’elefante e la colomba, come li definiva la madre di Frida, da sempre contraria all’unione tra la figlia e quel latin lover consumato di vent’anni più grande di lei. Perciò, per quanto Muray amasse profondamente la sua musa ispiratrice, Frida lo ricambiava solo in parte, incapace di provare il sentimento che nutriva nei confronti di Diego fin da ragazza.

Dal primo incontro al matrimonio: la storia d’amore e d’arte di Frida Kahlo e Diego Rivera

Frida incontrò per la prima volta Diego Rivera quando aveva 15 anni ed era una delle sole trentacinque ragazze su duemila studenti a frequentare la Scuola Preparatoria Nazionale di Città del Messico per diventare medico. Nel teatro dell’istituto Diego, il più noto esponente del movimento muralista messicano, era intento a realizzare il dipinto de La Creazione. L’opera colossale gli fu commissionata dal governo e rappresentava figure allegoriche dai tratti messicani.

Questo aspetto colpì profondamente Frida Kahlo che chiese all’artista di poterlo guardare mentre lavorava e lui acconsentì. Da allora Frida si infatuò di Diego per la sua grande intelligenza e il suo carisma, iniziando a fantasticare di avere un figlio con lui, sogno irrealizzabile a causa dei vari aborti. In seguito ai traumi subiti durante l’incidente sul bus, il corpo di Frida infatti non riuscì mai a portare a termine alcuna gravidanza.

E dopo il recupero dallo schianto con il tram, fu a Diego che Frida si rivolse per chiedere un’opinione sulle opere che aveva realizzato durante la sua convalescenza. E Diego non ebbe alcun dubbio: Frida doveva continuare a dipingere e coltivare il suo talento, lampante già dalle prime creazioni. Ciò le permise di superare sia i suoi dolori fisici che i tormenti dell’animo, trasformando queste sofferenze in arte, bellezza e vita attraverso un’esperienza catartica, di consapevolezza di se stessa, dei propri limiti, desideri e paure.

La stessa visione della vita vissuta pienamente attraverso l’arte e l’amore, la militanza nel partito comunista con l’adesione ai valori rivoluzionari unirono sempre di più Frida e Diego che nel 1929 si sposarono.

Frida Kahlo e Nickolas Muray: l’inizio di una passione travolgente

Come già scritto in precedenza, la relazione tra Frida Kahlo e Diego Rivera si rivelò tutt’altro che una favola. E fu proprio in uno dei momenti bui che Frida Kahlo incontrò per caso un altro uomo: il fotografo Nickolas Muray. Era l’estate del 1931 e Muray era in Messico in vacanza in compagnia dell’artista messicano Miguel Covarrubias, che conobbe a New York, dove entrambi lavoravano per la rivista Vanity Fair e strinsero amicizia.

Covarrubias era stato allievo di Diego Rivera e questo permise a Nick e a Frida di incontrarsi, nonostante la pittrice in quel momento sarebbe dovuta essere a San Francisco con il marito, impegnato a completare un prestigioso murales al Palazzo della Borsa. Tuttavia, l’ennesimo tradimento l’aveva così turbata da spingerla a ritornare in patria prima del previsto.

Queste circostanze scatenarono la passione tra i due sconosciuti e Frida già dopo il loro primo incontro inviò un biglietto a Muray, con al fondo lo stampo del suo bacio, che recitava:

Nick,
I love you like I would love an angel.
You are a Lillie of the valley of my love.
I will never forget you, never, never.
You are my whole life
I hope you will never forget this.
Frida

Nick,
Ti amo come amerei un angelo.
Sei un giglio della valle del mio amore.
Non ti dimenticherò mai e poi mai.
Sei tutta la mia vita
Spero che tu non lo dimenticherai mai.
Frida

Un amore epistolare

Fotografia oggetti e lettera corrispondenza tra Frida Kahlo e Nickolas Muray

Così iniziò la relazione clandestina tra Kahlo e Muray, che proseguì negli anni successivi tra Messico, con le visite di lui, e Stati Uniti, con i soggiorni di lei. L’esistenza di questo amore rimase segreta fino al ritrovamento di foto e lettere dei due amanti all’interno di alcune scatole conservate presso il Nickolas Muray Photo Archive.

La corrispondenza epistolare tra Frida e Nick non solo permise di svelare la loro relazione, raccontata dalle numerose dichiarazioni di amore, accompagnate da piccoli cimeli, come fiori essiccati, conchiglie o pizzi, ma anche di capire le condizioni di salute della pittrice e lo svolgimento del suo lavoro, portato avanti con grande passione.

Tutto ciò infatti emerse grazie ai numerosi resoconti dettagliati che Frida condivideva con Nick nelle sue lettere. In particolare, si scoprì anche che Nick aiutò da un punto di vista economico Frida, solita ricambiare recapitandogli alcune sue opere.

Una di queste fu What the water gave me, in cui Frida rappresentò solo le sue gambe e i suoi piedi galleggiare nell’acqua della vasca da bagno, circondati dalle sue sofferenze: l’incidente, l’aborto e la presenza costante della morte. Il messaggio era chiaro: per quanto Nick potesse amarla, lei avrebbe sempre dovuto fare i conti con il dolore.

Frida Kahlo e Nickolas Muray: la fine di una storia d’amore a metà e l’inizio di un’amicizia

Nonostante le premesse, la loro relazione naufragò nella primavera del 1939, quando Nick si rese conto che Frida non avrebbe mai lasciato Diego per lui, malgrado i continui tradimenti del marito. Ironia della sorte, poco dopo Diego le chiese il divorzio. Questa svolta fece ben sperare Nick che decise di costruire una casa in Messico, convinto che la vicinanza geografica potesse favorire il loro riavvicinamento.

Le speranze di Nick si rivelarono mal riposte: nel 1940 Frida subì un ricovero in ospedale per tre mesi, dopo aver trascorso alcuni giorni in prigione, sospettata di essere coinvolta nell’omicidio dell’esule russo Trotsky, con il quale intrecciò una breve ma intensa relazione. Frida e Diego ospitarono infatti nella Casa Azul il politico che fu poi assassinato da una spia su commissione di Stalin, suo acerrimo nemico nella successione di Lenin per la guida del partito comunista e dell’Unione Sovietica. Ancora oggi, come allora, l’implicazione di Frida e/o di Diego non trova alcun riscontro certo nella realtà. Dopo la galera e l’ospedale, la sola cosa che Frida desiderava era raggiungere il marito a San Francisco.

Sempre nel 1940 Frida e Diego si risposarono. A quel punto, Nick decise di rifarsi una vita, pur continuando negli anni successivi a far visita a Frida durante i soggiorni in Messico con la sua nuova famiglia. L’ultimo incontro avvenne nel 1951, tre anni prima della morte della pittrice. In quell’occasione, apposta per Nick, Frida ritirò dalla collezione della Galleria d’Arte Nazionale Messicana una piccola natura morta, raffigurante una fetta di melone e un pappagallo. Fu il suo ultimo dono per l’ex amante e l’amico.

Frida Kahlo Mondovicino: esperienza immersiva – multimediale

A distanza di un paio di mesi dalla visita della mostra a Stupinigi: Frida Kahlo – Through the Lens of Nickolas Muray, ho anche partecipato a un’esperienza immersiva e multimediale gratuita, dedicata alla pittrice. Ciò è stato possibile grazie allo spazio allestito da Pop Lab e Navigare nell’outlet di Mondovicino, a Mondovì, a meno di 30 km da Cuneo.

Qui, oltre a ripercorrere i momenti principali della vita di Frida Kahlo, ho ammirato sul grande schermo le opere più celebri dell’artista, proiettate in un’ampia sala. Dopodiché, seduta su una poltrona smart con indosso un visore Oculus, mi sono immersa nelle pennellate cariche e vivaci di Autoritratto con collana di spine.

Infine, sono entrata in una sala cinema 10D da 4 sedute. Preso posto su una poltrona smart e indossati gli appositi occhiali, ho rivissuto in 10 minuti il tragico incidente che ha condizionato per sempre la vita di Frida. Dopodiché, l’esperienza immersiva è proseguita nel suo adorato Messico dove, lungo la strada tra scorci tipici, facevano bella mostra le opere della pittrice.

L’esperienza immersiva e multimediale di Frida Kahlo a Mondovicino si è rivelata una piacevole avventura, breve ma intensa. La considero, infatti, la degna continuazione del percorso iniziato con la mostra di Frida Kahlo a Stupinigi.

Frida: Life – Love – Images al MIDA e al muBATT di Ceresole d’Alba

Due anni dopo Frida Kahlo – Through the Lens of Nickolas Muray a Stupinigi e l’esperienza immersiva a Mondovicino, precisamente nel 2024, a settant’anni dalla morte di Frida, ho il piacere di tornare sulle tracce dell’artista che tanto amo. Ciò è possibile grazie alla mostra fotografica: Frida | Life – Love – Images dal 9 marzo al 12 maggio al muBATT (Museo della Battaglia) di Ceresole d’Alba (CN), con un assaggio al MIDA (Museo Internazionale delle Donne Artiste).

Oltre ad essere a 500 metri di distanza l’uno dall’altro, MIDA e muBATT sono idealmente collegati. Al MIDA sono esposti quattro ritratti fotografici della pittrice, di cui uno con in mano una bottiglia di Cinzano. Qui sono presenti anche le opere dell’artista cinese Zhang Hong Mei che, in occasione della mostra fotografica di Frida, ha realizzato un’opera a lei dedicata. Questa è esposta al muBATT, mettendo così in relazione i due poli museali. 

Al muBATT, infatti, si sviluppa la mostra fotografica Frida | Life – Love – Images, dove sono presenti numerose immagini realizzate dal padre di Frida, Guillermo Kahlo, durante l’infanzia e la giovinezza della figlia. Impreziosiscono la raccolta le fotografie di alcuni dei più grandi fotografi dell’epoca

  • Edward Weston
  • Lucienne Bloch
  • Nickolas Muray, un déjà vu dopo l’evento à Stupinigi 
  • Leo Matiz
  • Manuel e Lola Alvarez Bravo

Grazie al padre fotografo, Frida imparò fin da bambina a posare davanti all’obiettivo. Il contatto quotidiano con la fotografia d’autore la spinse a impiegare l’immagine, non solo pittorica, ma anche fotografica come mezzo di espressione creativa. Frida sosteneva che la precisione e la cura per i dettagli, impiegate dal padre nello scattare fotografie, era la stessa che lei medesima riservava ai suoi dipinti.

Un augurio da record in memoria di Frida Kahlo

A rendere unica e ancora più speciale la mostra fotografica di Frida Kahlo al muBATT di Ceresole d’Alba è il biglietto d’auguri popup più grande del mondo. Con una superficie di 9,67 metri quadri, ha battuto il precedente record mondiale di 8,20 metri quadri, detenuto a Dubai.

L’opera è dedicata a tutte le ragazze libere di sognare ed è realizzata dall’azienda Origamo, in collaborazione ufficiale con la Frida Kahlo Corporation di Miami. Oltre a ricordare l’artista a settant’anni dalla sua morte, il biglietto da record ha anche uno scopo benefico. Si tratta di raccogliere donazioni per la Christina Noble Children’s Foundation. Quest’ultima è la più importante fondazione operante in Vietnam e si occupa di aiutare e sostenere i bambini più vulnerabili e le famiglie in difficoltà. In particolare, i fondi andranno a sostenere le Sunshine Homes for Girls, le Case Famiglia di Ho Chi Minh City/Saigon. Al suo interno bambine e ragazze a rischio di sfruttamento e traffico di esseri umani vengono strappate alla povertà, per avere l’infanzia che meritano.

Possiamo immaginare che Frida avrebbe molto apprezzato questa iniziativa così lodevole. E ora, dopo questa terza avventura “fridiana”? Pensare di essere arrivata alla fine della scoperta della storia di Frida Kahlo è una mera illusione. Tuttavia, posso certamente trarre alcune conclusioni sul mio viaggio intrapreso idealmente in sua compagnia.

Conclusioni su Frida Kahlo

Dopo aver percorso la storia di un’artista e donna extraordinaria, viene spontaneo porsi alcune domande. Com’è possibile che a distanza di settant’anni dalla sua morte Frida Kahlo sia così tanto amata e popolare in tutto il mondo, Piemonte compreso? Una semplice prova è il successo degli eventi a lei dedicati a Stupinigi: Frida Kahlo – Through the Lens of Nickolas Muray, a Mondovicino con Frida Kahlo | Esperienza immersiva – multimediale, al MIDA e al muBATT a Ceresole d’Alba con Frida: Life – Love – Image.

Probabilmente la risposta risiede nell’eredità che ha lasciato sia alle persone comuni che agli artisti. Tra di essi, figura la sua conterranea Karla de Lara, di cui verso la fine della mostra a Stupinigi è possibile ammirare le opere dove dialoga con Frida Kahlo. Questo è solo un esempio dell’inestimabile patrimonio artistico e umano universale lasciato da Frida. Infatti, l’arte di Frida è la trasposizione della sua vita, in cui tante persone possono identificarsi. Non c’è reticenza né timore nel raccontare sulla tela la malattia, la disabilità, la morte, la spiritualità, l’amore, la sessualità, la mancata maternità e la militanza politica.

L’arte è strumento di libera espressione e allo stesso tempo di liberazione, che riflette la sorprendente modernità di Frida nella prima metà del Novecento. La maggior parte dei temi trattati era tabù per la società del tempo, figuriamoci per le donne, di cui per comprendere la condizione, ti basterà leggere il mio articolo sulla storia di Rosie The Riveter e del lavoro femminile. Le tematiche rappresentate da Frida sono più che mai attuali e oggetto di aspro dibattito anche ai giorni nostri.

Frida Kahlo mania

Lo stile di Frida è ben lontano dalla moda dell’epoca. Oltre a questo, il fatto di non curarsi dei peli, oggi divenuto oggetto di rivendicazione femminista contro il canone estetico prevalente, è un ulteriore atto di ribellione all’immagine femminile standard. Tutto ciò ha contribuito a renderla una vera e propria icona imitata e riprodotta ovunque.

Dagli stilisti che ripropongono il suo gusto colorato e floreale ai gioielli su cui è raffigurata in modo più o meno stilizzato. Inoltre, sono ricorrenti le stampe delle sue opere e delle sue fotografie, i libri, i film e documentari biografici. Oggi l’artista è più viva che mai. Questa sorta di Frida Kahlo mania l’ha resa riconoscibile anche da chi sa poco o nulla della sua arte e della sua storia.

Per quanto possa sembrare un aspetto frivolo e marginale rispetto alla sua grandezza artistica, anche lo stile di Frida è espressione della sua arte, del suo vissuto e del suo anticonformismo. Intrappolata in un corpo martoriato dalla malattia, cucito e ricucito più volte, sempre sull’orlo della morte, ai tailleur in tinta unita neutra o scura, la pittrice preferiva abiti ampi, colorati, di varie fantasie. Queste spaziavano dall’etnico al floreale, espressione della sua voglia di esistere e di vivere. Inoltre, non disdegnava i pantaloni, capo di abbigliamento tipico della classe operaia, di cui supportava le lotte e sposava gli ideali.

A questo punto mi piacerebbe sapere da te se avevi già sentito parlare di Frida Kahlo. Conoscevi la sua storia o l’associavi più che altro alla moda? Raccontamelo nei commenti e dimmi se anche tu, come me, sei già statə alla mostra: Frida Kahlo – Through the Lens of Nickolas Muray? E se sì, ti è piaciuta?

Le informazioni contenute in questo blog post sono tratte dai pannelli informativi e dai supporti audiovisivi installati lungo la mostra: Frida Kahlo – Through the Lens of Nickolas Muray presso la Palazzina di Caccia di Stupinigi. Sono state inoltre integrate da un mio studio personale sulla pittrice messicana, anche grazie agli approfondimenti: Faces of Frida su Google Arts and Culture.

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4 thoughts on “Frida Kahlo: la storia dell’artista attraverso gli scatti di Nickolas Muray a Stupinigi, l’esperienza immersiva a Mondovicino, la mostra fotografica al MIDA e al muBATT a Ceresole d’Alba

  1. Bonjour Cristina, j’ai lu avec plaisir ton documentaire concernant Frida Kahlo. Quelle belle exposition !
    J’ai toujours admiré cette femme qui est vraiment hors du commun.
    J’ai vu un film sur elle qui m’avait captivé mais tes commentaires m’ont bien éclairés sur sa vie.
    Félécitations et merci pour toutes ces histoires et récits d’évènements que tu mets à notre disposition.
    Je suis contente d’avoir découvert ton blog !!
    Je t’embrasse
    Rina

    1. Cristina Bertolino says:

      Merci beaucoup, Rina!

      Je suis très contente que tu aies apprécié mon article sur Frida Kahlo même si en italien😅 Moi, aussi, j’ai vu le film: “Frida” avec Salma Hayek. Je l’ai trouvé très intéressant, bien réalisé et respécteux de Frida comme femme et artiste.

      Tu aurais sûrement aimé l’exposition: “Frida Kahlo through the Lens of Nickolas Muray”, dont je raconte dans cet article pour comprendre plus en profondeur sa vie personelle et artistique.

      Moi aussi, je t’embrasse! Bisous😘
      Cristina

  2. Oh oui, j’aurais bien aimé voir cette expo. !!
    Merci à toi pour toutes les précisions que tu as apportées aux différents tableaux
    Je vais continuer à découvrir les autres histoires et récits, cela m’intéresse vraiment
    Bon week-end
    Grosses bises
    Rina

    1. Cristina Bertolino says:

      Merci à toi, Rina!

      Hier, Fête de la République italienne, j’ai participé à un autre événement concernat Frida Kahlo à Mondovicino, le centre commercial près de Mondovì. C’était une éxpérience immersive des oevres avec le casque VR e les lunettes 3D. Cela a été extraordinarie! Ma mère e ma tante ont aimé beaucoup. J’ai ajouté des photos dans l’avant-dernier paragraphe, avant de “Conclusioni su Frida Kahlo”.

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